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mercoledì 22 dicembre 2010

Cucciolo chiuso vivo in un sacchetto di plastica

Cucciolo meticcio chiuso vivo
in un sacchetto di plastica
Il cagnolino gemeva a tal punto che una giovane, passando accanto al cassonetto dei rifiuti, lo ha notato e aprendo la busta ha trovato l'animale


Un cucciolo di cane meticcio è stato chiuso in un sacchetto di plastica e gettato nella spazzatura.


Il cagnolino gemeva a tal punto che una giovane, passando accanto al cassonetto dei rifiuti, lo ha notato e aprendo la busta ha trovato l'animale, una femmina di colore marrone, di minuscole dimensioni.

Ora i veterinari stanno cercando di salvare la bestiola, con l'aiuto di un biberon: ma il tremito non cessa e non ci sono certezze sul fatto che possa riuscire a sopravvivere. ''E' una vergogna - afferma la responsabile dell'ufficio tutela animali, Antonietta Zarrelli - nemmeno sotto Natale, si riesce ad evitare di dover fronteggiare storie come questa.

http://www.lanazione.it/laspezia/cronaca/2010/12/22/432784-cucciolo_meticcio_chiuso_vivo.shtml

mercoledì 3 novembre 2010

Muore orso allo zoo

Idiozia e insensibilità negli zoo: ridono mentre beve la coca-cola e l'orso muore. MAI andare negli zoo!!
Idiozia e insensibilità negli zoo: ridono mentre beve la coca-cola e l'orso muore. MAI andare negli zoo!! Gli zoo sono luoghi orrendi e diseducativi, dove non bisogna andare, ne' mai portare i bambini. Bisogna solo boicottarli e auspicarne la chiusura. L'unica soluzione possibile per il ricollocamento degli animali accolti in queste prigioni, impossibilitati ormai alla vita libera, sono i santuari sparsi per il mondo.
Di recente in uno zoo dell'Azerbaigian, ex Repubblica Sovietica, è stata consegnata a un orso anziano e malandato una bottiglia di coca-cola.
I visitatori si sono sbellicati dalle risa, fotografandolo e riprendendolo mentre beveva.
Di lì a poco l'orso si è sentito male e in capo a un paio di giorni è morto.
Il maltrattamento e le spaventose condizioni inflitti agli animali in queste strutture sparpagliate in ogni angolo del pianeta dovrebbe motivarci a invocarne la scomparsa, una per una.
tratto da: il respiro

mercoledì 20 ottobre 2010

Cane evirato e sbudellato....

Orrore a Qualiano (NA): cane evirato e sbudellato lasciato in strada per giorni

di redazione | 20 ottobre 2010

GEAPRESS – Finora di animali evirati lo avevamo appreso da alcuni cacciatori (vedi articolo GeaPress). Secondo loro è normale che un cacciatore debba evirare un cinghiale prima di mangiarlo. A Qualiano (NA), invece, il cane non doveva mangiarlo nessuno, ma lo hanno lo stesso evirato e sbudellato.

Orrendo taglio al pene e non meno raccapricciante all’addome con fuoriuscita dell’intestino. Dolorante ed abbandonato per più tempo, finché Roberta non lo l’ha trovato e caricato in macchina per portarlo dal veterinario. Niente si può dire sulla prognosi. Angelo (nella foto) ha la febbre alta ed è disidratato. Ha inoltre più pezzi di pelle asportata. Gli intestini, almeno quelli, si sono potuti … risistemare. Per il resto, se si salverà, si dovrà forse procedere a togliere qual poco che gli hanno lasciato.

Qualcosa si può dire, però, su quello che è successo dopo a Roberta. A Qualiano i cani dovrebbero finire nel canile convenzionato. Canile molto noto alle cronache animaliste e non. Famosa la vicenda dei cani prelevati e spariti. Se ne occuparono anni addietro i Carabinieri. Le spoglie dei defunti dovevano finire all’inceneritore ma lì non risultavano essere mai arrivate. Reato prescritto, e comunque storie non più recenti. C’era ancora la vecchia lira e qualcuno riferì di guadagni netti da venti milioni al mese. Ma Roberta non è potuta arrivare fino a queste vecchie storie. Si è scontrata con un problema più spicciolo ma non per questo meno antipatico. Per il trasporto, infatti, c’è un mezzo ma prima, dice Roberta, si dovrebbe chiamare il Comune e da qui i Servizi Veterinari dell’Asl 2 di Napoli. Questo se qualcuno rispondesse. Roberta si è finanche rivolta ai Carabinieri. Niente, a quanto pare, non ci sono riusciti neanche loro. L’Asl le sarebbe servita quantomeno per le prime cure. Ora, invece, è tutto a sue spese. Se si salverà conta di poterlo dare in adozione. Non è neanche il primo caso. La personale statistica di Roberta Miro annovera cagnetti bruciati e gattini tagliati, questa volta, però, in maniera più decisa rispetto a quanto hanno fatto al povero Angelo.

Peccato che dalle sue parti non si facciano sterilizzazioni per prevenire il randagismo, così come pura utopia è il controllo dei microchip dei cani padronali. Del resto a cosa servirebbe la politica del canile convenzionato? (GEAPRESS – Riproduzione vietata senza citare la fonte).

domenica 17 ottobre 2010

Strage di piccioni a Milano

Milano: strage di piccioni in piazza Duomo

di redazione | 16 ottobre 2010

GEAPRESS – 80 piccioni morti in piazza Duomo, avvelenati, per la conferma si aspettano gli esami di laboratorio della ASL milanese.

La notizia è stata riferita dal Vicesindaco e Assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato, che poi ha commentato: “E’ stato un gesto di pura cattiveria, stupido e pericoloso. E per cui sono in corso accertamenti anche attraverso le telecamere per individuare il responsabile. Ricordo che nell’area di piazza Duomo già vige un’ordinanza che vieta di dare del mangime ai piccioni. E la Polizia Locale è impegnata a fare rispettare il provvedimento”.
Si ritiene che l’avvelenamento sia stato provocato da antiparassitari mescolati a mangime.

Gli avvelenamenti e le stragi di piccioni sono, purtroppo, all’ordine del giorno nelle città italiane,una vera e propria guerra alla colomba della pace (vedi articolo GeaPress ).

Dobbiamo date atto agli amministratori del Comune di Milano, che i provvedimenti prescritti contro lo spargimento dei bocconi avvelenati sono stati presi. Infatti, la zona è stata immediatamente recintata per la opportuna bonifica, sono stati disposti gli esami autoptici e sono partite le indagini per identificare il responsabile. Restano l’amarezza e il dolore per l’ennesima violenza gratuita. (GEAPRESS – Riproduzione vietata senza citare la fonte).

martedì 12 ottobre 2010

2013-STOP AI TEST COSMETICI SUGLI ANIMALI-invia mail!

INVIA ANCHE TU UNA MAIL DI PROTESTA

FAI GIRARE A TUTTI I TUOI CONTATTI



L’ennesima storia che ha come vittime animali indifesi: slitta ancora una volta il divieto di sperimentare i cosmetici.

12 Ottobre 2010

Anche se la commissione europea salute e consumatori stabilisce che a marzo 2013 scatterà il divieto di testare cosmetici sugli animali, facciamo stento a crederci. E non abbiamo tutti i torti: il primo bando era stato fissato nel 1998, poi nel 2000 e ancora nel 2002. Oggi si parla del 2013. Quanto tempo dovrà ancora passare? Quanti animali dovranno ancora soffrire?

(Fonte: Geapress)

Se la normativa lascia a desiderare, molte aziende di cosmesi hanno preso la decisione etica di non testare i loro prodotti sugli animali. Come riconoscere una crema, uno shampoo o un mascara cruelty free?
Teoricamente un prodotto cruelty free significa ‘Non Testato su Animali’ ECEAE (European Coalition to End Animal Experiments). Eppure sorgono molte perplessità: ‘prodotto non testato sugli animali’ significa che anche gli ingredienti di cui è composto non sono stati testati sugli animali? I dubbi restano.

Secondo la dottoressa Antonella de Paola, autrice della Guida ai prodotti non testati su animali (ed. Cosmopolis) e attiva sostenitrice dei diritti degli animali, è il consumatore che ha il coltello dalla parte del manico. Nella scheda di presentazione del testo si legge che “Imparare a riconoscere i prodotti che non sono costati dolore e morte a migliaia di animali è molto importante per poter fare scelte consapevoli e indirizzare il mondo della produzione nella direzione da noi voluta.
Questo è lo scopo della Guida: fornirci uno strumento di consumo critico per incentivare le aziende a proseguire in questa direzione e dare un segnale forte a chi deve legiferare per metter fine una volta per tutte a una pratica che da un lato condanna gli animali ad atroci torture dall’altro non tutela minimamente gli esseri umani ma solo gli interessi delle multinazionali.
Nel testo, una pratica miniguida da ritagliare e portare con sé, per sapere sempre quali prodotti scegliere“.


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INVIA LA TUA LETTERA DI PROTESTA:

a: SANCO-COSMETICS-REPORT@ec.europa.eu

oggetto:

2013 Cosmetics testing public consultation response


testo:

2013 Cosmetics testing public consultation response

In 2003, the EU Cosmetics Directive was amended to ban the sale of cosmetics containing ingredients tested on animals from 2009 for all but three types of animal test and from 2013 for the remaining animal tests (repeat dose toxicity, toxicokinetics and reproductive toxicity).

I wish to express my dismay that: This consultation appears to be concerned primarily with technical aspects of the development of alternatives to animal tests rather than with the views of EU citizens – the campaign to end animal testing of cosmetics ingredients has been running for decades and has widespread public support, but the consultation largely ignores this The draft report for consultation includes other tests in addition to the three tests for which the ban is not scheduled to take effect until 2013 – the sale of cosmetics containing ingredients that have undergone animal testing in these other areas is already prohibited under EU legislation and should not be part of this consultation.

I believe that the 2013 ban should be maintained irrespective of the availability of alternative testing methods. There are already thousands of cosmetics ingredients available that have been shown to be safe. The development of new cosmetics does not justify the suffering caused to animals. Any delay in enforcement of the 2013 ban will destroy my faith in the ability of EU decision makers to listen to the views of citizens.

I call on you to:

1) Ensure that the 2009 ban is properly enforced;

2) Ensure that the 2013 ban is implemented without delay

nome, cognome, città e nazione

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martedì 28 settembre 2010

STRAGE DI BELLUNO NON C’E’ MAI FINE AGLI ATTACCHI DEI CACCIATORI!

STRAGE DI BELLUNO NON C’E’ MAI FINE AGLI ATTACCHI DEI CACCIATORI!


26.09.2010 - Attacchi provenienti direttamente dalle loro armi (vedi le vittime che si susseguono in questi giorni), sia, più subdolamente ma altrettanto pericolosi e micidiali, dal fronte politico.

Come ormai è costume diffuso tra i cacciatori ed i loro protettori, ignorando gli appelli delle Associazioni animaliste e le raccolte di firme dei singoli cittadini, la Provincia di Belluno ha approvato una delibera che prevede il massacro di circa 1400 femmine e cuccioli di cervi e caprioli dal 17 aprile al 29 maggio 2011.

Inutile ricordare che le femmine di capriolo partoriscono da fine maggio ai primi di giugno, quindi è facile immaginare la fine atroce e lenta cui va incontro il cucciolo se la madre viene uccisa.

Per una manciata di voti, e magari qualcosa in più, i consiglieri comunali hanno calpestato il diritto alla vita di queste creature indifese, gia' decimate dalle nevicate eccezionali di 3 anni fa.

Alla faccia della sicurezza, hanno inoltre volutamente e pericolosamente ignorato il fatto che le Dolomiti, che rientrano nel Patrimonio dell'Unesco, in questo periodo sono particolarmente frequentate da turisti che amano camminare in montagna, tra la vegetazione alta e quindi scarsa visibilità. Anche in questo caso è facile fare previsioni.

L' unica strada ora possibile rimane quindi FAR SENTIRE IL LEGITTIMO DISSENSO DA PARTE DEI TURISTI, EVITANDO COME META LA PROVINCIA DI BELLUNO

facendo leva soprattutto (perché forse è solo questo che si spera abbia un peso) sul diritto alla sicurezza personale in qualità di potenziale turista della zona.
Sarebbe necessario scrivere un messaggio personale in cui si afferma la propria intenzione di non trascorrere più vacanze in quella zona se non sarà ritirata questa delibera e che si farà informazione presso amici e anche giornali.


Il messaggio e' da inviare a Federalberghi, alla Provincia di Belluno e
al Gazzettino:

federalberghi@ascombelluno.itQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
r.sist@provincia.belluno.itQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
belluno@gazzettino.it

domenica 26 settembre 2010

Sondaggio

Sei pro o contro l’abolizione della caccia?

Roma 25 settembre - Manifestazione contro la vivisezione

Roma – Manifestazione contro la vivisezione

Parecchie migliaia di persone sono appena partite

di redazione | 25 settembre 2010

GEAPRESS – Sono almeno diecimila secondo gli organizzatori, poco meno di 5.000 secondo la Questura, comunque più del previsto, i manifestanti che hanno già affollato Piazza della Repubblica a Roma da dove, verso via Barberini, è da poco partito il corteo anti vivisezione. Tutti, come richiesto, senza bandiere di associazioni ma con tanti striscioni di protesta. Molto discreta la presenza delle Forze dell’Ordine. L’iniziativa, come hanno precisato gli organizzatori in una conferenza stampa da poco conclusa (nella foto a sinistra), rientra nella campagna ormai da tempo in atto per la chiusura dell’allevamento Green Hill di Montichiari (BS).

Green Hill è l’unico allevamento di cani beagle in Italia, utilizzati per la sperimentazione animale, ed uno dei più grandi d’Europa. Come riferito dagli organizzatori della manifestazione nel corso della conferenza stampa di stamani, sono tutti Green Hill i cani che ogni anno in Italia, in deroga al divieto vigente, vengono sperimentati nel nostro paese.

Rispondendo ad una domanda di Leonora Pigliucci di GeaPress, gli organizzatori hanno voluto sottolineare come il tema della manifestazione di oggi rimane fortemente ancorato proprio alla richiesta di chiusura dell’allevamento della multinazionale americana installato a Montichiari. E’ scontato, però, che il voto dello scorso otto settembre al Parlamento Europeo, dove è stata approvata l’orrenda direttiva pro-vivisettori, non può che assumere, proprio oggi, un significato particolare. La manifestazione, così come sottolineato dallo stesso Coordinamento “Fermare Green Hill”, è pertanto quella del “corteo nazionale contro la vivisezione”. Il Coordinamento ovviamente abolizionista, non può a tal proposito che criticare duramente la Direttiva approvata dal Parlamento Europeo.

Una analoga iniziativa è attualmente in corso a Parigi a Place Saint Germain de Prés, ma anche, per l’Italia, a Torino, Milano Catania ed altre città. In Italia, secondo il Coordinamento “Fermare Green Hill” sono un milione gli animali sperimentati annualmente mentre mille sono i cani di Green Hill destinati al nostro paese. Secondo lo stesso coordinamento l’allevamento di Montichiari disattenderebbe le norme relative al mantenimento degli animali, previste proprio per gli allevamenti nella norma regionale di recepimento della legge quadro in materia di animali d’affezione. Lo stesso Coordinamento “Fermare Green Hill” sottolinea inoltre la grave incongruenza di un allevamento installato in un paese dove teoricamente, salvo deroghe, non possono essere utilizzati cani negli stabulari dei vivisettori.

Ai manifestanti sono pervenuti i messaggi del Ministro Michela Brambilla, del Sottosegretario Martini e degli Europarlamentari Sonia Alfano e Rita Borsellino.(GEAPRESS – Riproduzione vietata senza citare la fonte).

Nel cimitero a caccia di cardellini

Vibo Valentia – nel cimitero a caccia di cardellini

Intervento del Corpo Forestale dello Stato

di redazione | 25 settembre 2010

GEAPRESS – Aveva piazzato le reti appena a ridosso di tombe e lapidi del cimitero di Acquaro (VV). Il cinquantacinquenne pensionato di Vibo Valentia è stato così sorpreso, ieri, dagli Agenti del Comando stazione di Soriano Calabro (VV) unitamente al personale del Comando Provinciale del Corpo Forestale dello Stato.

L’uomo aveva piazzato due reti disposte parallelamente e collocando tra loro un cardellino-zimbello avvolto con una cordicella. La funzione di tale strumento di tortura è quella di strattonare il povero animale permettendo così che vengano mostrati i vivaci colori del sotto ala. Sono questi, infatti, gli irresistibili richiami per i cardellini selvatici. Il bracconiere teneva una seconda cordicella che avrebbe azionato lo scatto delle due reti una volta attirati i gruppetti di uccellini. Altri zimbelli erano disposti attorno alla trappola, mentre in una piccola gabbia al chiuso di un borsone erano i cardellini ed altri fringillidi, tutti protetti dalla legge, già catturati.

I Forestali non si sono limitati al sequestro degli animali rinvenuti, ma hanno opportunamente esteso i controlli all’abitazione dell’uccellatore. Nel corso della perquisizione domiciliare venivano così trovati altri cardellini di cattura al chiuso di numerose gabbie.

Subito richiesto alla Procura della Repubblica di Vibo Valentia il Decreto di rilascio degli animali. Tutti, infatti, sono già stati liberati. L’uccellatore è stato invece denunciato per violazione della normativa sulla caccia, maltrattamento di animali e per furto al patrimonio indisponibile dello Stato.

Assieme al bracconaggio di cinghiali, quello della cattura di cardellini è il reato venatorio più ricorrente in Italia. Non passa giorno che non debba sentirsi di un nuovo sequestro. Tutti i precedenti sono visionabili nella sezione “caccia” di GeaPress. Un cardellino di cattura, secondo la stessa Forestale, viene venduto a non meno di venti euro. I maggiori guadagni, però, arrivano con gli incroci di canarino che presentano particolari tonalità di canto. Questi vengono venduti intorno alle 250 euro. Vi sono poi i campioni, di volta in volta contrattati nel prezzo di vendita sicuramente stimabile in migliaia di euro. I mercati di fauna selvatica più grandi esistenti in Italia, si trovano a Napoli e Palermo. I cardellini vengono abbondantemente esportati anche in nord Italia. (GEAPRESS – Riproduzione vietata senza citare la fonte).

sabato 18 settembre 2010

URGENTE DA PARIGI. DIFFONDERE AL MASSIMO - IMPORTANTE

Buongiorno,
Mi chiamo Adrien Evangelista, sono il portavoce della Coalition Anti
Vivisection francese (www.cav.asso.fr) e consulente della Fondazione
Hans Ruesch (www.hansruesch.net), Vi scrivo per comunicarVi che a
seguito del voto dell'8 settembre da parte dei nostri eurodeputati, a
Parigi è stato deciso di manifestare il 25 settembre contro la
vivisezione CONTEMPORANEAMENTE A ROMA.

Questa azione simultanea in due grandi capitali ha lo scopo di
motivare gli attivisti di entrambi i paesi (e magari di aumentarne il
numero), nella speranza di ottenere riscontro mediatico e maggiore
considerazione per le nostre rivendicazioni.

Vi chiedo pertanto, vista l'estrema vicinanza della data, di
veicolare questa informazione a tambur battente, precisando ad
esempio, nel diffondere notizie sulla manifestazione romana, che la
stessa azione sarà compiuta a Parigi.
Qui un video mirato a divulgare questa notizia:
http://www.youtube.com/watch?v=k1aK1Pv4VTw

Resto a vostra disposizione per qualsiasi ulteriore informazione.

Grazie di cuore,

Adrien

venerdì 17 settembre 2010

Intervista ad Iva Zanicchi sulla vivisezione.

Un’intervista di Patrizia Pertuso alla parlamentare Europea Iva Zanicchi per l’edizione romana del quotidiano free-press Metro svela che la cantante non sapeva nemmeno cosa stava votando.
Iva Zanicchi, parlamentare europeo per il Partito Popolare, ha votato a favore della direttiva UE sulla vivisezione.

D: “Ma lei non era un’amante di cani e gatti??”

R: “Assolutamente sì!!”

D: “Però ha votato a favore della direttiva UE sulla vivisezione…”

R: “Era necessario migliorare la legge esistente dell’89″

D: “Inserendo nella lista degli animali da vivisezionare anche cani e gatti randagi?”

R: “No, questo no…”

D: “Questo prevede la legge che ha votato.”

R: “Comunque, adesso passa tutto in mano al Governo…”

D: “un po’ comodo, non le sembra?”

R: “Avrei dovuto essere più forte ed astenermi…. Mi sono fidata dei miei assistenti…. Non posso mica seguire i lavori di tutte le commissioni!”

D: “Mi sta dicendo che non sa cosa ha votato?”

R: “Beh… adesso comunque voglio rimediare: spingerò per sperimentare in vitro, tanto i risultati sono gli stessi….”

Patrizia Pertuso – Metro (quotidiano free-press) edizione romana – 15.09.10

mercoledì 15 settembre 2010

Sondaggio: italiani dicono NO caccia

CACCIA: AMBIENTALISTI, SONDAGGIO CACCIATORI CONFERMA 'NO' ITALIANI

(ASCA) - Roma, 15 set - ''Il sondaggio dei cacciatori e' una clamorosa conferma di un Paese lontano se non avversario della caccia e delle sue richieste di liberalizzazione e che anzi chiede maggiori tutele e sicurezza, per la natura e le persone''. Lo affermano le associazioni Enpa, Lav, Legambiente, LIPU e WWF Italia a commento del'indagine di Astra Ricerche su Gli italiani e la caccia commissionato da cacciatori e armieri.

''Dal sondaggio, presentato oggi a Roma, emerge un dato chiarissimo - spiegano le associazioni -: che il 47% degli italiani e' totalmente anticaccia, che il 43% ritiene indispensabili regole forti e misure restrittive, mentre solo il 10% e' per 'caccia libera'. Giunge dunque, sebbene da un sondaggio della 'controparte', la conferma, diremmo clamorosa, di cio' che e' noto ormai da tempo, e cioe' che l'Italia e' un Paese lontano e in gran parte ostile alle distorsioni dell'attivita' venatoria se non addirittura alla caccia in quanto tale''.

Si confermano cosi' - registrano gli ambientalisti - le tendenze gia' emerse dai sondaggi dei mesi e degli anni scorsi, inclusa l'indagine IPSOS di marzo 2010, che davano un quadro simile se non ancora piu' netto circa la cattiva disposizione degli italiani verso quella parte dei cacciatori italiani che continua a chiedere modifiche permissive rispetto all'attivita' venatoria, con percentuali di contrari tra il 70 e il 90%.

''Il sondaggio commissionato dai cacciatori - avvertono - ne da', in effetti, chiara dimostrazione, laddove si evince che gli intervistati, per oltre il 70% complessivo, chiedono che si cacci fuori da parchi e riserve, che le specie sofferenti si tutelino e dunque non siano cacciabili, che le restrizioni e gli esami per i cacciatori siano particolarmente rigidi, che insomma le regole a tutela della natura siano sempre piu' rigide. E per fortuna che il sondaggio non abbia chiesto agli italiani cosa ne pensino di dare un fucile ai sedicenni, o di permettere l'utilizzo degli animali come zimbelli, o di cacciare al buio e sulla neve. Le percentuali, a quel punto, sarebbero diventate estreme

http://www.asca.it/news-CACCIA__AMBIENTALISTI__SONDAGGIO_CACCIATORI_CONFERMA__NO__ITALIANI-948948-POL-.html

Direttive Ue sulla sperimentazione animale: animalisti savonesi all’attacco



Savona. Animalisti savonesi sul piede di guerra contro la direttiva sulla sperimentazione animale approvata l’11 settembre dalla Comunità Europea: “E’ stata purtroppo approvata da europarlamentari eletti nei collegi liguri, come Iva Zanicchi e Sergio Cofferati. Diversi attivisti che fanno capo alla Protezione Animali parteciperanno alla manifestazione di protesta che si svolgerà sabato a Roma”.

“Le nuove norme europee sono infatti peggiori delle già pessime esistenti in Italia. Prevedono infatti anche l’utilizzo di animali randagi per gli esperimenti, come cani e gatti, che le leggi italiane vietano espressamente, mentre non escludono l’uso di animali in via di estinzione, la cattura di scimmie allo stato selvatico e l’uso di primati; e non favoriscono l’uso di sistemi alternativi che si stanno invece dimostrando più attendibili e scientificamente più efficaci” dicono dalla Protezione Animali.

“Ora la battaglia si sposta nei prossimi mesi in Parlamento, quando si dovrà recepire nell’ordinamento legislativo italiano la direttiva; Enpa e le altre associazioni animaliste si batteranno perché non vengano approvate tali norme e ne vengano recepite il meno possibile e, soprattutto, vengano mantenuti i punti positivi del vigente decreto legislativo 118 del 1996″ precisano gli animalisti savonesi.

L’Enpa savonese sta diffondendo un dossier sulla storia che ha portato all’approvazione della famigerata direttiva e raccoglie le adesioni alla prossima campagna contro il suo recepimento: per chi volesse aderire basterà comunicare il proprio indirizzo di posta elettronica a savona@enpa.org.

Fonte : IVG

Vivisezione - da "La Pelle" di Curzio Malaparte


Un giorno Febo uscì, e non tornò più. Lo aspettai fino a sera, e scesa la notte corsi per le strade, chiamandolo per nome. Tornai a casa a notte alta, mi buttai sul letto, col viso verso la porta socchiusa. Ogni tanto mi affacciavo alla finestra, e lo chiamavo a lungo, gridando.

All'alba corsi nuovamente per le strade deserte, fra le mute facciate delle case che, sotto il cielo livido, parevano di carta sporca. Non appena si fece giorno, corsi alla prigione municipale dei cani. Entrai in una stanza grigia, dove, chiusi in fetide gabbie, gemevano cani dalla gola ancora segnata dalla stretta del laccio del chiappino. II guardiano mi disse che forse il mio cane era rimasto sotto una macchinai o era stato rubato, o buttato a fiume da qualche banda di giovinastri. Mi consigliò di fare il giro dei canai, chi sa che Febo non si trovasse nella bottega di qualche canaio?

Tutta la mattina corsi di canaio in canaio, e finalmente un tosacani, in una botteguccia di Piazza dei Cavalieri, mi domandò se ero stato alla Clinica Veterinaria dell'Università, alla quale i ladri di cani vendono per pochi soldi gli animali destinati alle esperienze cliniche. Corsi all'Università, ma era già passato mezzogiorno, la Clinica Veterinaria era chiusa. Tornai a casa, mi sentivo nel cavo degli occhi un che di freddo, di liscio, mi pareva di aver gli occhi di vetro. Nel pomeriggio tornai all'Università, entrai nella Clinica Veterinaria. Il cuore mi batteva, non potevo quasi camminare, tanto ero debole e oppresso dall'ansia. Chiesi del medico di guardia, gli dissi il mio nome. II medico, un giovane biondo, miope, dal sorriso stanco, mi accolse cortesemente e mi fissò a lungo prima di rispondermi che avrebbe fatto tutto il possibile per aiutarmi.
Apri una porta, entrammo in una grande stanza nitida, lucida, dal pavimento di linoleum azzurro. Lungo le pareti erano allineate l'una a fianco dell'altra, come i letti di una clinica per bambini, strane culle in forma di violoncello: in ognuna di quelle culle era disteso sul dorso un cane dal ventre aperto, o dal cranio spaccato, o dal petto spalancato:
Sottili fili di acciaio, avvolti intorno a quella stessa sorta di viti di legno che negli strumenti musicali servono a tender le corde, tenevano aperte le labbra di quelle orrende ferite: si vedeva il cuore nudo pulsare, i polmoni dalle venature dei bronchi simili a rami d'albero, gonfiarsi proprio come fa la chioma di un albero nel respiro del vento, il rosso, lucido fegato contrarsi adagio adagio, lievi fremiti correre sulla polpa bianca e rosea del cervello come in uno specchio appannato, il groviglio degli intestini districarsi pigro come un nodo di serpi all' uscir dal letargo. E non un gemito usciva dalle bocche socchiuse dei can i crocifissi.
Al nostro entrare tutti i cani avevano rivolto gli occhi verso di noi, fissandoci con uno sguardo implorante, e al tempo stesso pieno di un atroce sospetto: seguivano con gli occhi ogni nostro gesto, ci spiavano le labbra tremando. Immobile in mezzo alla stanza, mi sentivo un sangue gelido salir su per le membra: a poco a poco diventavo di pietra. Non potevo schiuder le labbra, non potevo muovere un passo. Il medico mi appoggiò la mano sul braccio, mi disse: "coraggio". Quella parola mi sciolse il gelo delle ossa, lentamente mi mossi, mi curvai sulla prima culla. E di mano in mano che progredivo di culla in culla, il sangue mi tornava al viso, il cuore mi si apriva alla speranza. A un tratto, vidi Febo.
Era disteso sul dorso, il ventre aperto, una sonda immersa nel fegato. Mi guardava fisso, e gli occhi aveva pieno di lacrime. Aveva nello sguardo una meravigliosa dolcezza. Non mandava un gemito, respirava lievemente, con la bocca socchiusa, scosso da un tremito orribile. Mi guardava fisso, e un dolore atroce mi scavava il petto. "Febo" dissi a voce bassa. E Febo mi guardava con una meravigliosa dolcezza negli occhi. Io vidi Cristo in lui, vidi Cristo in lui crocifisso, vidi Cristo che mi guardava con gli occhi pieni di una dolcezza meravigliosa. "Febo" dissi a voce bassa, curvandomi su di lui, accarezzandogli la fronte. Febo mi baciò la mano, e non emise un gemito.
Il medico mi si avvicinò, mi toccò il braccio: "Non potrei interrompere l'esperienza" , disse, "è proibito. Ma per voi... Gli farò una puntura. Non soffrirà".
Io presi la mano del medico fra le mie mani, e dissi, mentre le lacrime mi rigavano il viso: "Giuratemi che non soffrirà".
"Si addormenterà per sempre", disse il medico, "vorrei che la mia morte fosse dolce come la sua".
Io dissi: "Chiuderò gli occhi. Non voglio vederlo soffrire. Ma fate presto, fate presto!".
"Un attimo solo" disse il medico, e si allontanò senza rumore, scivolando sul molle tappeto di linoleum. Andò in fondo alla stanza, apri un armadio.
Io rimasi in piedi davanti a Febo, tremavo orribilmente, le lacrime mi solcavano il viso. Febo mi guardava fisso, e non il più lieve gemito usciva dalla sua bocca, mi guardava fisso con una meravigliosa dolcezza negli occhi. Anche gli altri cani, distesi sul dorso nelle loro culle, mi guardavano fisso, tutti avevano negli occhi una dolcezza meravigliosa, e non il più lieve gemito usciva delle loro bocche.
A un tratto un grido di spavento mi ruppe il petto: "Perchè questo silenzio?", gridai, "che è questo silenzio?".
Era un silenzio orribile. Un silenzio immenso, gelido, morto, un silenzio di neve.
Il medico mi si avvicinò con una siringa in mano: "Prima di operarli", disse, "gli tagliamo le corde vocali".

Fonte : Terra Meravigliosa

lunedì 13 settembre 2010

Elefanti africani massacrati per l'avorio

La lunga agonia degli elefanti africani

Nuovo sequestro di avorio

di redazione | 13 settembre 2010

GEAPRESS – La polizia della Repubblica Democratica del Congo ha arrestato la scorsa settimana tre cinesi trovati in possesso di sei valige piene di pezzi di zanne di elefante. I tre sono stati fermati all’aeroporto di Lumumbashi in procinto di imbarcarsi per Nairobi, in Kenia.

Si tratta del secondo cospicuo sequestro in poco tempo. Quattro giorni fa, infatti, ad Honk Hong si è avuto il sequestro di 384 zanne di elefante provenienti dalla Tanzania. Sull’ultimo sequestro, invece, si conferma ancora una volta la centralità dell’aeroporto di Nairobi. Sul finire di agosto (vedi articolo GeaPress), infatti, ben due tonnellate di avorio e cinque corni di rinoceronte vennero sequestrati nell’aeroporto keniota. La destinazione finale era la penisola indocinese (Malesia) e da qui, probabilmente, la Cina. Sempre da Nairobi, inoltre, partivano le zanne sequestrate lo scorso luglio a Bangkok in Thailandia (vedi articolo GeaPress).

Alla base del sempre florido commercio di zanne di elefante, vi sono le incredibili autorizzazioni fornite dalla Convenzione di Washington sul commercio di flora e fauna in via di estinzione. Si tratta in questo caso di zanne provenienti da sequestri e cacce di selezione. Nel primo caso l’avorio andrebbe distrutto, ma i governi possono immetterlo, se certificato, nel mercato legale. Nel secondo caso, nonostante l’ecatombe di elefanti africani che ha ridotto a meno di un quarto i pachidermi viventi venti anni addietro, si autorizza la caccia di selezione sulla base di censimenti condotti dalle autorità di paesi dalle dubbie economie. E’ però questo commercio a coprire spesso quello di contrabbando. Basta una semplice falsificazione della documentazione.

Per ironia della sorte il Kenia è uno di quei paesi africani che più si è battuto per l’interdizione totale di ogni caccia agli elefanti. Nell’aeroporto della sua capitale, invece, si registrano frequenti sequestri. Gli importatori, invece, sono paesi arabi e Cina purtroppo autorizzata dalla Convenzione di Washington all’importazione di avorio. Ai grandi stock dei trafficanti si aggiunge ora un traffico sicuramente minore per singola partita, ma più insidioso per numero di importatori, molte volte ignari del divieto. Sono i turisti cinesi, affluiti in decine di migliaia, ad esempio, ai recenti campionati del mondo di calcio in Sudafrica ed in parecchi casi trovati in possesso di oggetti in avorio. Non meravigliamoci, dal momento in cui proprio la coppa del mondo divenne occasione per i turisti occidentali di andare a sparare ai leoni allevati in gabbia (vedi articolo GeaPress ed intervista a Chris Mercer).(GEAPRESS – Riproduzione vietata senza citare la fonte).

venerdì 10 settembre 2010

Cervo investito e abbandonato

Filago, cervo di oltre 120 chili
investito da auto e abbandonato

Una carcassa di cervo di grosse dimensioni è stata recuperata nella località Ponte del torrente Dordo di Filago, lungo la strada provinciale Madone-Capriate. Una segnalazione era giunta la mattina di venerdì 10 agosto alla Sala operativa del Corpo di polizia provinciale da parte di un cacciatore. Il cervo, di oltre 120 kg., è stato presumibilmente investito da un veicolo che non si è fermato. L'animale è stato recuperato da un agente di vigilanza venatoria volontario della Provincia di Bergamo che ha consegnato la carcassa del cervo a una macelleria convenzionata. La verifica della commestibilità delle carni da parte dei veterinari ASL ha dato però esito negativo e la carcassa è stata smaltita.

La presenza assolutamente insolita del cervo in quella zona può essere dovuta al fatto che l'animale, evidentemente in grado di compiere decine di chilometri in una sola notte, si sia spostato dalle vicine colline, così come potrebbe essere fuggito da un allevamento. Al momento sono in corso gli accertamenti da parte del Nucleo ittico venatorio del corpo di polizia provinciale.

"Le attività di soccorso recupero della fauna sono svolte dal Corpo di polizia provinciale con grande impegno, vengono attivate dalle segnalazioni dell'utenza che giungono alla Sala operativa attraverso il numero verde 800.350.035 - spiega l'assessore alla Protezione civile della Provincia Fausto Carrara -. Gli agenti della polizia locale della Provincia effettuano anche i rilevamenti degli incidenti stradali con la fauna, presupposto per poi attivare da parte del cittadino le richieste di indennizzo presso la Regione Lombardia. La recente riforma del codice della strada ha interessato anche i comportamenti che gli utenti della strada devono mantenere in caso di incidenti con la fauna”.

L'articolo 189 del codice della strada prevede ora l'obbligo di fermarsi qualora sia provocato un incidente da cui possa derivare danno alla fauna, nonché attuare ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso agli animali. Le persone coinvolte in un incidente con danno ad animali devono comunque porre in atto ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso.

http://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/153542_filago_cervo_di_oltre_120_kg_investito_da_auto_e_abbandonato/

lunedì 6 settembre 2010

Pre aperture della caccia


[Comunicato LAV] Pre-aperture della caccia.

Caccia, Enpa e LAV: le pre-aperture della caccia da domani uccideranno milioni di volatili. Nel mirino merli, tortore, e anatre selvatiche. Pronti i ricorsi al TAR e manifestazione nazionale a Venezia.

Roma, 31 agosto 2010 – “La pratica, da parte di molte regioni e province italiane, di autorizzare la preapertura della stagione di caccia, concedendo al mondo venatorio la possibilità di sparare a centinaia di migliaia di uccelli già il 1° e il 5 settembre, è una strage immotivata dal punto di vista scientifico ed etico, che ha conseguenze gravissime nei riguardi di tutte le specie che stanno terminando il loro periodo riproduttivo, come ribadito dall’ISPRA in un documento tecnico inviato agli enti locali (ISPRA: Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). “Queste le dichiarazioni di Enpa e LAV che considerano le pre-aperture un vero e proprio “regalo” alla lobby venatoria, un continuo abuso che non è più tollerato. Infatti, sono sempre più numerose le proteste dei cittadini e gli appelli di personaggi famosi, primo tra tutti quello della cantante Giorgia, apparso sul network ilrespiro.eu, che ha definito il macabro rituale della caccia, una barbarie: “uccidere un animale è negare l’identico diritto alla vita di ogni creatura”, parole che Enpa e LAV condividono pienamente.

La caccia “ordinaria” uccide ogni anno decine di milioni di animali selvatici e, per alcuni, grazie a deroghe, abbattimenti selettivi o altri pretesti, la stagione venatoria non finisce praticamente mai. Ma, evidentemente, per una lobby ormai giunta quasi alla fine, che non gode di popolarità né di consenso da parte dei cittadini – come testimonia anche il recente sondaggio IPSOS del marzo 2010 – non è abbastanza: bisogna impugnare il fucile anche il 1° settembre, con la possibilità di uccidere, per “puro divertimento”, merli, ghiandaie, tortore, colombacci e anatre selvatiche che stanno ancora terminando il loro periodo riproduttivo. Quindi, nel mirino, vi saranno anche genitori e giovani ancora in fase di dipendenza”.

Enpa e LAV, insieme ad altre associazioni, stanno presentando ricorsi al TAR contro i calendari venatori di province e regioni che continuano ad ignorare le regole, anche quelle nuove contenute nell’articolo 42 della recente “Legge Comunitaria 2009”: un provvedimento che introduce maggiori tutele per la fauna selvatica, ed è in linea con le direttive europee; misure che continuano ad essere volutamente ignorate.

“Invitiamo tutti – concludono Enpa e LAV – a manifestare contro la caccia, insieme a noi e ad altre associazioni animaliste: appuntamento sabato 18 settembre, alle ore 15.00 a Venezia“. E, anziché impugnare il fucile, ci uniamo all’appello lanciato da Giorgia nei riguardi dei cacciatori: “fermatevi a guardare il volo di un uccello. E’ arte, è vita. Quando andate a letto alla sera, non vi sentite un po’ fuori luogo?”

Ufficio stampa Enpa 06 3242873 begin_of_the_skype_highlighting 06 3242873 end_of_the_skype_highlighting begin_of_the_skype_highlighting 06 3242873 end_of_the_skype_highlighting begin_of_the_skype_highlighting 06 3242873 end_of_the_skype_highlighting begin_of_the_skype_highlighting 06 3242873 end_of_the_skype_highlighting begin_of_the_skype_highlighting 06 3242873 end_of_the_skype_highlighting www.enpa.it

Ufficio stampa LAV tel. 06 4461325 – 339 1742586 www.lav.it

Sabato 18 settembre vieni alla manifestazione a Venezia contro la riapertura della stagione di caccia!

domenica 5 settembre 2010

cacciatore prima vittima - stagione 2010/2011

02/09/2010
CACCIA. BATTESIMO DI SANGUE PER LA STAGIONE 2010/2011; UN CACCIATORE LA PRIMA VITTIMA - - E’ un anziano cacciatore sardo la prima vittima della stagione venatoria 2010/2011. Secondo quanto reso noto da fonti di stampa, l’uomo è stato ferito al ventre da un colpo partito accidentalmente dal suo stesso fucile mentre era impegnato in una battuta di caccia nel Nuorese. Vani i soccorsi, il cacciatore è spirato dopo essere stato ricoverato presso l’ospedale della città sarda. «Peggio di così la stagione venatoria 2010/2011, iniziata il 1 settembre con le preaperture, non poteva proprio cominciare: oltre alle migliaia di animali uccisi per divertimento nella sola giornata di ieri, è arrivata anche la prima vittima, sacrificata sull’altare delle doppiette. E ora cosa diranno ai familiari dell’uomo i sostenitori di questa “attività sportiva nella natura e all’aria aperta”? Che l’uomo è morto per un’attività ludica? Noi, invece, esprimiamo loro le nostre più sincere condoglianze», così ha commentato l’Ente Nazionale Protezione Animali. «Quanto accaduto ieri dimostra ancora una volta che la caccia uccide – prosegue la Protezione Animali -. E che uccide non soltanto milioni di animali inermi ma anche decine di uomini, stroncati ora dal “fuoco amico”, ora da un abbaglio, ora da un mero errore di calcolo». Ed è proprio con l’obiettivo di scrivere la parola fine su questa strage continua e legalizzata – diventata ormai problema di pubblica sicurezza - che l’Enpa parteciperà insieme alle altre associazioni animaliste alla manifestazione anticaccia che si svolgerà a Venezia il 18 settembre con inizio alle ore 15.00. «Dire no alla caccia – conclude l’Ente Nazionale Protezione Animali – significa dire di no ai privilegi di una categoria che, come dimostra il sondaggio Ispos del marzo scorso, è sempre più marginale e isolata nel Paese. Ma significa, soprattutto, schierarsi dalla parte della vita contro questa cultura di morte». (2 settembre)
tratto da: ENPA

lunedì 9 agosto 2010

Canidi e Felidi selvatici in grave pericolo

Canidi e felidi selvatici in grave pericolo

A lanciare l’allarme un rapporto congiunto di alcune delle principali associazioni ambientaliste mondiali. 15 specie ombrello a rischio, la cui tutela andrebbe a beneficio dell'ecosistema. Un appello al Senato USA perche' rinnovi la sua politica di tutela di alcune specie a livello internazionale (30/07/10)
Si intitola “The Fading Call of the Wild” il report appena pubblicato da Panthera, International Fund for Animal Welfare (IFAW), Wildlife Conservation Society, in cooperazione con International Union for the Conservation of Nature (IUCN) – Gruppo Specialistico Canidi e Felidi, e testimonia i crescenti rischi cui sono sottoposte le popolazioni selvatiche dei grandi felini e dei canidi piu’ rari presenti sul pianeta.

Uno SpeotoVittime di una gravissima perdita di habitat e di prede a causa dell’espansione umana e del nostro sovra sfruttamento delle risorse naturali, uccisi da cacciatori e bracconieri, i grandi felini come Leoni, Ghepardi, Leopardi delle nevi e i canidi come il Lupo etiope (Canis simensis) e lo Speoto (Speothos venaticus) devono affrontare un futuro del tutto incerto.

L’80% delle specie di grandi felini e il 25% di quelle di canidi hanno una popolazione in declino. Il report non si ferma a questi drammatici dati, ma esplora lo stato di conservazione di 15 specie che sono considerate ecologicamente vitali, dettagliando il loro stato attuale, i mutamenti delle popolazioni negli ultimi 10 anni, le soluzioni per migliorare il lroo stato di conservazione. Le specie sono state scelte in quanto “specie ombrello” la cui tutela avrebbe delle ricadute positive su altre specie ed ecosistemi.

Un secolo fa si stima ci fossero circa 200.000 Leoni (Panthera leo) in Africa: oggi sono meno di 30.000 e sono estinti in 26 paesi dove prima vivevano. La minaccia principale per loro è costituita dalla caccia – con ogni mezzo - mirata a proteggere il bestiame.

Ci sono meno di 500 Volpi di Darwin (Lycalopex fulvipes - nella foto in alto a destra), concentrate in una unica regione del Cile e quindi intrinsecamente fragili. La loro assenza di paura verso l’uomo è il loro peggiore nemico, assieme al crescente sfruttamento delle aree boscate e l’espansione delle terre agricole che le privano del loro habitat.

Primo piano di Leopardo delle nevi (Panthera uncia)I Leopardi delle nevi (Panthera uncia) non sono piu’ di 7.000 vittime di un crescente bracconaggio per la pelliccia e le ossa, ritenute “terapeutiche” dalla solita medicina tradizionale cinese.

Meno di 500 Lupi etiopi (Canis simensis) sopravvivono, la meta’ dei quali nelle Montagne Bale. Interi branchi sono stati spazzati via dalla rabbia: i rimanenti devono affrontare una crescente riduzione dell’habitat.

Uno degli animali piu’ unici dal punto di vista ecologico e genetico, il Licaone (Lycaon pictus) resiste in meno del 7% del suo habitat originario ed è estinto in 22 paesi che prima lo ospitavano. Bracconaggio e malattie hanno decimato le popolazioni in tutta l’Africa lasciando solo 8.000 superstiti.

Una coppia di LicaoniIl report chiede maggiori risorse da destinare alla conservazione e radicali cambiamenti di politiche, e in particolare l’approvazione da parte degli Stati Uniti del Great Cats and Rare Canids Conservation Act che potrebbe fornire assistenza alla conservazione delle 15 specie trattate nel report.

Introdotto nel 2004 e in scadenza se il Senato USA non lo rinnovera’, questa norma garantisce ai felini e canidi selvatici la stessa forma di assistenza che è garantita ad altre specie, come Tigri, tartarughe marine, elefanti e grandi primati attraverso il Multinational Species Conservation Fund, amministrato dal U.S. Fish and Wildlife Service.

(Fonte: International Fund for Animal Welfare)

sabato 10 luglio 2010

Sud Africa: non solo mondiali di calcio

Sud Africa: non solo mondiali di calcio

Mentre gli occhi del mondo sono puntati sugli stadi di calcio, i bracconieri imperversano nel paese. Oltre 90 rinoceronti sono stati uccisi dall'inizio dell'anno, 33 nel solo Parco Kruger (04/07/10)

Secondo un comunicato di SANParks, l'autorità responsabile dei parchi in Sud Africa, il bracconaggio ai rinoceronti è esploso dall'inizio dell'anno.

L'incredibile numero di 92 animali abbattuti è impressionante, così come la loro distribuzione. 33 nel Parco Nazionale Kruger, 18 nella Provincia del Nord Ovets e 12 nella Provincia di Gauteng. La Provincia Eastern Cape chiude la classifica con “solo” 2 animali uccisi. La aree provinciali protette hanno perso 32 rinoceronti, i parchi privati 27. Tra gli animali abbattuti anche quattro Rinoceronti neri (Diceros bicornis), specie in uno stato di conservazione assai più precario del suo “cugino” bianco (Ceratotherium simum).

Il Parco Nazionale Kruger ospita tra i 9 e i 12.000 rinoceronti bianchi, su una popolazione complessiva di 19.000 e tra 580 e 650 rinoceronti neri su una popolazione totale stimata di circa 1.670 esemplari. Gli altri parchi nazionali che ospitano rinoceronti ne contano circa 124 bianchi e 107 neri.

L'aumento degli atti di bracconaggio ai danni dei rinoceronti in Sud Africa data tre anni. Il primo anno nero è stato il 2008 con la perdita di 83 animali, una enormità rispetto ai 13 dell'anno precedente. Nel 2009 sono stati 122 i rinoceronti uccisi. Ad oggi solo 25 sospetti bracconieri sono stati arrestati, di cui 17 all'interno del Parco Nazionale Kruger.

I rinoceronti sono sotto assedio in tutto il mondo, tanto in Africa quanto in Asia. Ed è il racconaggio una delle principali minacce alla loro sopravvivenza. Per affrontare il problema, il Sud Africa ha creato una National Wildlife Crime Reaction Unit (NWCRU) che sarà incaricata di tutti i crimini ambientali. In questa unità convergono risorse dal South African Police Service (SAPS), dall'Organized Crime Unit, dalla SANParks Environmental Crime Unit, dalla Provincial Conservation Anti-Poaching Unit e magistrati a livello provinciale e statale. All'unità sono stati assegnati anche poteri particolari, come quello di avere un “percorso accelerato” nelle fasi dibattimentali dei processi.

I bracconieri agisco nell'ambito di organizzazioni criminali internazionali che si occupano anche dell'esportazione della vendita delle corna dei rinoceronti sui mercati asiatici. Si spera che l'integrazione di forze di polizia con esperienze e competenze differenti possa, in collaborazione con altre forse come l'Interpol, stroncare questo traffico al patrimonio faunistico sud africano e mondiale.

tratto da: tutelafauna

sabato 3 luglio 2010


Cagnolino di 6 anni ucciso a colpi di fucile nel giardino di casa

Ucciso a Montebelluna con un'arma ad aria compressa. Il proprietario: «Ho sentito un botto e l'ho visto sanguinate»

di Luciano Beltramini (Il Gazzettino.it)

TREVISO (30 giugno) - Sparano con un fucile ad aria compressa ad un cane yorkshire meticcio di 6 anni e lo uccidono. Il deprecabile episodio si è verificato giovedì sera in via Monte Rocca a Montebelluna quando per le strade circolavano ben poche automobili per la disputa delle partite Costa D'Avorio - Corea del Nord e Brasile- Portogallo.

«Ho sentito un botto - spiega Luciano Dello Iacovo il proprietario del meticcio a pelo lungo, e subito dopo è entrato in casa a folle velocità il mio cane Romeo che lasciava dietro sè una scia di sangue. Impaurito ho chiesto aiuto ad un vicino di casa, medico, che è anche mio amico. Lui ha deciso di trasportare la bestiola d’urgenza nel vicino ambulatorio veterinario del dottor Piero Bonsembiante» racconta.


E qui è avvenuta la terribile scoperta: il cagnolino Romeo era stato colpito da fucilate ad aria compressa. Un’arma probabilmente di vecchia data. Il colpo è stato devastante ed ha procurato lesioni addominali quali la perforazione del rene destro, la rottura di altri organi come il fegato.
Subito il quadro clinico dell'animale si è presentato molto grave e il mattino seguente Romeo non ce l'ha fatta ed è morto. «Il mio cane era tutto il giorno chiuso in casa in quanto sia io che mia moglie lavoriamo - aggiunge Luciano Dello Iacovo. Solo la sera usciva nel giardino e sicuramente non creava alcun disturbo. Non ho idea di chi possa essere l'autore di questo gesto scellerato, ma sicuramente mi ha scosso. A Romeo eravamo tutti molto legati e non mi vergogno a dirlo che per lui ho pianto».

Il colpevole però ha le ore contate. «Ho denunciato il fatto ai carabinieri che nelle prossime ore vorranno capire e raccoglieranno più elementi possibili per risalire alla persona che si è comportata nella maniera più incivile possibile. L'arma non dovrebbe aver sparato da più di quindici metri e questo è stato appurato anche dal veterinario».

Fonte: Il Gazzettino.it

GIFFONI VALLE PIANA: UCCISI OTTO CAVALLI CON COLPI D’ARMA DA FUOCO

Cavallo Morto nel SalernitanoNella serata di ieri, in località “I Piani” di Giffoni Valle Piana ignoti uccidevano, mediante esplosione di colpi d’arma da fuoco, otto cavalli di razza meticcia di proprietà di un cittadino giffonese, cogionandogli un danno stimato intorno ai 10.000 euro. Le prime indagini da parte dei Carabinieri della Stazione di Giffoni Valle Piana non hanno consentito di formulare alcuna ipotesi circa il reale movente dell’azione delittuosa.

Fonte : Tv Oggi Salerno

Ostruzione alla caccia: la Francia calibro 12 colpisce ancora

01.07.2010
Strano paese la Francia. Vi convivono le forme di pensiero piu' aperte e progressiste fianco a fianco con il conservatorismo piu' becero. Gli intellettuali ed artisti piu' aperti, innovatori, provocatori, con i bifolchi trinariciuti della peggior risma. E questo cammeo legislativo e' figlio della seconda stirpe: guai a chi disturba il cacciatore! Ma sono piu' i problemi che il provvedimento solleva piuttosto che quelli che intende risolvere (01/07/10)
Un decreto del Ministero dell’Ecologia (si, non della caccia, dell'ecologia, avete letto bene...) del 4 giugno 2010, pubblicato sul Journal Officiel del 6 giugno 2010, ha creato la "contravvenzione per ostruzione a un atto di caccia". Un'ammenda di "quinta classe", compresa tra 1.500 e 3.000 euro punira' tutti gli atti di ostruzione concreta che comportano l'impedimento allo svolgimento della caccia.

Secondo l’articolo L. 420-3 del codice dell’ambiente, e' definito atto di caccia «qualsiasi atto volontario legato alla ricerca, alla seguita o all'attesa della fauna selvatica che abbia come scopo o risultato la cattura o la morte della medesima».

Le fasi precedenti, cosi' come la ricerca della selvaggina da parte di un ausiliario, NON sono atti di caccia e quindi non rientrano in questa curiosa forma di "tutela". In sostanza, "disturbare" un cacciatore prima che abbia iniziato a cacciare o i battitori durante una battuta al cinghiale non rientrano tra le violazioni sanzionate dalla norma. Lo stesso dicasi per il finire un animale ferito, inseguire con cani da sangue un animale ferito, andare a verificare l'abbattimento di un animale (caccia da appostamento ad ungulati) e l'addestramento dei cani o le loro competizioni.

Secondo l'opposizione parlamentare francese il decreto e' ridicolo. Con la situazione attuale il Governo francese non ha di meglio da fare che preoccuparsi di "tutelare" la caccia come fosse un diritto fondamentale dell'individuo. Questo decreto, secondo alcuni, non fa che difendere diritti medievali, quando i nobili impegnati nella caccia non potevano trovare alcun ostacolo al loro divertimento e disturbarli era atto perseguibile.

Anche in Francia non e' possibile per i proprietari terrieri impedire la caccia sulla loro proprieta'. Questo e' un assurdo legale che mina addirittura uno dei principi fondamentali della nostra societa', ovvero la tutela della proprieta' privata. Ora questo abuso legalizzato viene ulteriormente rafforzato: il proprietario dei terreni non potra' esercitare alcuna pressione contro gli invasori armati di doppietta che potranno sempre denunciarlo per "ostruzionismo". Oltre alla beffa, il danno.

Sarebbe forse piu' opportuno, notano dall'opposizione di sinistra, che il Governo mostrasse altrettanta attenzione alla tutela dei diritti sociali e dal lavoro, piuttosto che a quelli degli ammazzasette locali.

Dure le critiche anche delle associazioni ambientaliste, che notano come esistano gia' norme a tale riguardo e che gli episodi paventati dai cacciatori (sempre propensi all'esagerazione, che sia delle loro avventure, dei loro carnieri o dei presunti soprusi di cui son vittime) di incursioni animaliste contro la caccia alla corsa siano di fatto vicini allo zero.

I cacciatori italiani non hanno perso tempo nell'elogiare questo illuminato provvedimento, quasi che la pratica della loro attivita' fosse costantemente impedita da bande di eco-terroristi! Il vittimismo delle doppiette locali e' al solito patetico. Non bisogna confondere infatti gli "atti di ostruzione concreta" con la crescente avversione sociale al questo fenomeno marginale. Ne' si puo' confondere la manifestazione del proprio dissenso con la "ostruzione concreta".

Anche in Italia si era tentata l'introduzione del concetto di "disturbo alla caccia". La Regione Lombardia, notoriamente prona ad assecondare i desideri dei suoi cacciatori ultras, aveva avuto la brillante idea di introdurre il concetto di "disturbo all’attività venatoria". A questo goffo tentativo ha risposto il Tribunale:

Reg. Lombardia - Disturbo all’attività venatoria anche avvalendosi di strumenti atti all’allontanamento della selvaggina - Divieto di cui alla 51, comma quinto, Legge Reg. Lombardia 26/93 (come inserito da art. 24 LR 7/02) – Prevalenza del diritto costituzionale di riunirsi pacificamente e di manifestare liberamente il proprio pensiero – Revoca sanzioni amministrative comminate.

Tribunale di Milano, I Sezione Civile
Sentenza n. 6309/05 del 10 maggio 2005 (depositata il 31/5/2005)
De Filippo ed al. contro Provincia di Milano
Estratto:
"Nel caso in oggetto ci si trova di fronte ad un radicale conflitto tra lo svolgimento indisturbato della -pure legittima- attività venatoria, garantito dalla legislazione nazionale regionale e la contrapposta esigenza di esprimere liberamente e con efficacia il pensiero che avversa tali attività, anche attraverso manifestazioni pubbliche, come garantito rispettivamente dagli artt. 21 e 17 Cost. (che subordina la possibilità di divieto a “comprovati motivi di sicurezza ed incolumità pubblica”).
Ora, nel conflitto tra due diritti siffatti, quello che gode di garanzia costituzionale è destinato a prevalere, purché il suo esercizio sia tale da determinare un semplice affievolimento di quello contrapposto, che può subire una temporanea compressione, perché limitata non solo nel tempo, ma anche nello spazio, per poi pienamente riespandersi, senza aver subito alcun sostanziale nocumento."

In pratica il principio introdotto dal legislatore calibro 12 aveva avuto vita breve per le fattispecie piu' comuni, come le manifestazioni anti caccia il giorno dell'apertura. La tutela del presunto "diritto" alla caccia infatti cozza - e si sfascia - contro il ben piu' importante diritto dei cittadini ad esprimere le proprie idee in pubblico con una manifestazione. E se la manifestazione, colorata e chiassosa, si svolge in campagna, tanto peggio per i cacciatori. Non sara' certamente una norma insensata come quella francese a "salvaguaradrli".

Per non parlare delle possibili "perversioni" dell'uso di tale norma francese. Dato che la caccia si svolge in un ambiente condiviso con altre persone - ad esempio escursionisti, ciclisti, cercatori di funghi, birdwatcher... - fino a che punto la loro sola presenza potrebbe essere intesa come "ostruzione" alla caccia? La famiglia che fa una scampagnata e si trova faccia a faccia con un gruppo di cacciatori, deve alzare le tende per non "ostruirli"? O solo se si puo' dimostrare che la famiglia in questione non si trova casualmente in campagna, ma ha deliberatamente inteso recarsi in quel luogo presumendo la presenza di cacciatori al fine di "fare ostruzione"? Interessante processo alle intenzioni...

Come si vede il provvedimento e' una emerita idiozia. Non stupisce quindi che abbia fatto sognare tanti cacciatori nostrani, che vi ci sono rispecchiati.

Fonte: Tutelafauna

Ombre oscure sulla caccia

02.07.2010 - Da qualche tempo c'è più di qualche semplice sospetto sull'ecatombe di cani da caccia. Le stime di Federcaccia parlano di 2.500 cani morti, circa 2.000 ferimenti e quasi 900 casi di danni provocati a persone e cose. Gli incidenti sembrano aver avuto un'incidenza esponenziale negli ultimi anni tanto che qualcuno ha pensato di vederci chiaro. Infatti c'è il sospetto, nonostante i cacciatori mai e poi mai ucciderebbero per soldi il proprio fedele compagno di hobby barattando l'affetto per un risarcimento. Resta però il fatto evidente di un aumento di casi sospetti. La svolta che ha aumentato i malentenzionati sembra coincidere con la stipula della nuova polizza assicurativa per il 2010 che Federcaccia ha sottoscritto con Ina–Assitalia e Assimoco. L'assicurazione prevede, per la prima volta, un risarcimento per la morte del cane che può arrivare a 1.800 euro.

La morte sospetta dei cani è però solo uno dei problemi. Federcaccia infatti, rappresenta 35mila dei 750mila cacciatori italiani, è nell'occhio del ciclone per un buco di bilancio di milioni di euro.

Fonte: Il Tempo - Il Sole 24ore.com

Castellammare: la saga continua. Il Sindaco risponde alla Martini

Castellammare: la saga continua. Il Sindaco risponde alla Martini


Bobbio, sindaco di Castellammare

30.06.2010

“Fermo restando che quello che a me preme, come primo cittadino di Castellammare di Stabia, è innanzitutto la tutela della dignità della salute e del decoro dei miei concittadini e degli esseri umani in genere e che la tutela degli animali non deve mai andare a scapito di questi obiettivi; e fermo restando, inoltre, che di tutto c’è bisogno in questo Paese, tranne che di qualche invasato animalista, che antepone l’animale all’uomo ogniqualvolta ne abbia la possibilità, l’unica cosa assurda in questa vicenda è che un sottosegretario di Stato attacchi a testa bassa e in maniera volgare e offensiva un sindaco neoeletto di centrodestra dopo vent’anni e passa di potere comunista a Castellammare di Stabia”. Lo ha detto il sindaco di Castellammare di Stabia, Luigi Bobbio, rispondendo a una nota del sottosegretario alla Salute, Francesca Martini.

“Io non so se il sottosegretario Martini abbia mai fatto il sindaco nella sua vita, né mi interessa; ciò che mi importa è rendere noto all’interessata che sono e resto indifferente, da sempre, a ogni tipo di minaccia o di intimidazione e che nella mia vita, si informi, ho sempre rispettato ogni legge e ogni sua prescrizione, da privato e da uomo pubblico. Non consento a nessuno certi toni. Il sottosegretario prenda tutte le iniziative che vuole tenendo conto – se lo vorrà fare – che sono stato eletto da neanche tre mesi e che la mia città, dopo vent’anni e passa di potere di centrosinistra, non ha neanche un ricovero pubblico per gli animali randagi, ricovero che io sto già preoccupandomi di realizzare”, ha aggiunto Bobbio.

“Nell’attesa, lo ribadisco, il mio interesse primario è e resta, in barba ad ogni conato animalista, quello di evitare che le strade della mia città siano imbrattate e rese pericolose per la salute pubblica, specialmente in questa stagione di caldo, da maleodoranti pacchi e cartocci o vaschette piene di alimenti marciti e putrescenti. Vuol dire, comunque, che se il sottosegretario Martini dovesse eventualmente riuscire a costringermi, cosa di cui dubito francamente, a revocare o modificare il mio provvedimento, invece di intervenire spontaneamente come sottosegretario alla salute degli animali randagi, sarà chiamata a intervenire come sottosegretario alla salute degli esseri umani colpiti da una possibile epidemia di malattie infettive in ordine alle quali le lascio volentieri la scelta nell’ambito di un variegato almanacco di scienza medica”, ha continuato il primo cittadino di Castellammare di Stabia.

“Mi piace comunque ricordare al sottosegretario Martini o a chi del suo staff abbia eventualmente ritenuto di prendere questa iniziativa, che le ordinanze di noi poveri sindaci di provincia vanno lette prima di criticarle perfino da un nume del Governo nazionale. Se il sottosegretario o chi per lei lo avesse fatto, avrebbe potuto rilevare che non è imposto il divieto di dare da mangiare agli animali randagi, ma ho imposto l’obbligo di curare, da parte di chi lo voglia fare, che tali attività per incuria, per ignoranza, per fanatismo o per semplice maleducazione, si possano tradurre in pericolo per la pubblica incolumità laddove chi lo fa non si occupi poi di ripulire il luogo dove si è prodigato”, ha concluso Bobbio.


Fonte: osservatorioanimalista

giovedì 1 luglio 2010

Halal Italia

PROTESTA CONTRO IL MARCHIO "Halal Italia" PRODOTTI ITALIANI "fedeli" ALL ISLAM!

Al via il marchio "Halal Italia"Prodotti italiani "fedeli" all'Islam

Presentato alla Farnesina il progetto di un marchio a garanzia di prodotti italiani realizzati in conformità coi dettami del Corano nei settori alimentare, cosmetico e farmaceutico. Galan: "I paesi musulmani saranno felici dei nostri tortelloni". Solo in Italia, un business da 5 miliardi. "Destinato a crescere" guardando all'export

ROMA - Presentato alla Farnesina il progetto "Halal Italia", per la creazione di un marchio italiano che certifichi la conformità alle norme del corano dei prodotti made in Italy dei settori alimentare, cosmetico e farmaceutico. Un ponte verso l'Islam, certo, ma soprattutto una tutela per il consumatore "domestico" e il visto d'entrata in mercati nuovi e particolarmente allettanti per il nostro export.

Il ministro degli Esteri Franco Frattini, assieme al ministro della Salute, Ferruccio Fazio, e al titolare dell'Agricoltura, Giancarlo Galan, ha firmato la convenzione interministeriale di sostegno al progetto. La certificazione halal sarà rilasciata a livello nazionale dalla Comunità religiosa islamica italiana (Coreis). "Un segnale di grande trasparenza da parte del governo italiano" commenta Halima Erika Rubbo di Coreis, che dichiara di rappresentare 50mila cittadini italiani musulmani e secondo cui i fedeli dell'Islam nel nostro paese sarebbero almeno 1,4 milioni, cifra che non ha mai smesso di crescere negli ultimi 20 anni.

Un bacino di utenti che sarebbe grave trascurare e che si somma ad altri numeri, particolarmente stimolanti. Il volume di affari dei prodotti alimentari, farmaceutici e cosmetici, la cui filiera produttiva segua i dettami del Corano, è di 500 miliardi di euro nel mondo, 54 in Europa e 5 in Italia. Per questo, spiega Frattini, "Halal Italia" è "uno strumento che abbiamo incoraggiato per l'accesso ai mercati sempre più interessanti dei paesi musulmani".

Per Galan, la forza del made in Italy può aprire scenari nuovi alle abitudini alimentari dei paesi musulmani. "Potranno gustare lasagne, tortelloni e altri prodotti d'eccellenza del made in Italy ma con marchio 'Halal', cioè certificati secondo i precetti islamici - spiega il ministro delle Politiche agricole -. Saranno fortunati ad avere questi cibi e tutti gli altri prodotti dell'agricoltura e della cucina italiana, ai vertici mondiali per qualità ed eccellenza".

Non di solo mercato vive una simile sfida. Ancora Galan precisa che il sostegno del suo ministero a "Halal Italia" è soprattutto di carattere "storico-culturale". "La nostra cucina e la nostra civiltà - dice il ministro - hanno profondi intrecci con la cultura islamica, da secoli. Dal confronto e dal dialogo tra mondi diversi la nostra nazione può ricevere una grande ricchezza. E' un atto di omaggio a tutte le donne e gli uomini di fede musulmana che lavorano nel nostro Paese, cui dobbiamo moltissimo".

"Con questa iniziativa "sarà garantita la sicurezza per i nostri consumatori anche sul mercato interno - conclude il ministro della Salute, Ferruccio Fazio - perché dovranno essere seguite delle regole precise. Ad esempio, durante la macellazione della carne dovrà esserci una persona di religione musulmana che reciti le preghiere prescritte, non si potranno usare solventi che contengono alcol, tutta la filiera dovrà essere halal e non ci potranno essere contaminazioni".

Aspettando i tortelloni, i consumatori di fede islamica in Italia possono da oggi gustare salumi halal, immessi sul mercato in coincidenza con la presentazione del progetto. Ideatore Antonio Fernando Salis, imprenditore sardo insignito dell'Oscar Green per l'innovazione, premio promosso dai giovani della Coldiretti. "Preparati con carne di pecora e capra, - spiega Salis - vengono controllati e certificati dall'Imam, la principale autorità religiosa per l'Islam". Coldiretti ricorda come la diffusione del metodo di lavorazione della carne 'halal' interessi ormai "tutti i piccoli e i grandi centri del territorio nazionale" con "un boom di oltre cento macelli 'halal', ormai un quinto del totale di quelli autorizzati Ce".

FONTE:La Repubblica.it

Halal: Un mercato da 5 milioni di euro Made in Italy


Halal: Un mercato da 5 milioni di euro

La firma della Convenzione interministeriale sosterrà l'iniziativa "Halal Italia"

30/06/2010
© ansa.it per NEWSFOOD.com

"In Italia il fatturato dei prodotti 'halal', cioé conformi ai precetti di religione islamica, ammonta a circa 5 miliardi di euro. Ma si tratta di un mercato destinato a crescere sempre di più, così come quello delle imprese italiane che esporteranno nei Paesi di religione musulmana cibi, farmaci e cosmetici halal". Così il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, spiega l'importanza della firma della Convenzione interminesteriale di sosteno all'iniziativa 'Halal Italia', insieme ai ministeri degli Esteri, dello Sviluppo economico e delle Politiche agricole.

"La nostra produzione agricola e del made in Italy - continua - nell'ultimo decennio ha visto aumentare la sua distribuzione nei Balcani, nell'Europa dell'Est, nel Nord Africa e nel Medio Oriente. Proprio in queste ultime due aree sono presenti oltre 350 milioni di fedeli islamici. In Francia sono 5 milioni, mentre in Italia sono 1,5 milioni", ma a differenza dei nostri cugini d'Oltralpe, i cittadini italiani musulmani "fungono più da ponte comunicativo tra l'Islam e la cultura occidentale".

La scelta di certificare con il marchio 'Halal Italia' i prodotti del made in Italy che verranno esportati nei Paesi islamici e anche sul mercato interno, "é un'operazione di tipo culturale per una maggiore integrazione dei musulmani in Italia - prosegue il ministro - ma anche di sicurezza, in modo da evitare la distribuzione di prodotti non controllati".

Con questa iniziativa "sarà garantita la sicurezza per i nostri consumatori anche sul mercato interno - conclude Fazio - perché dovranno essere seguite delle regole precise. Ad esempio durante la macellazione della carne dovrà esserci una persona di religione musulmana che reciti le preghiere prescritte, non si potranno usare solventi che contengono alcol, tutta la filiera dovrà essere halal e non ci potranno essere contaminazioni".

Ansa.it per NEWSFOOD.com

mercoledì 30 giugno 2010

Consiglio Regionale del Veneto propone di tutelare gli animali

VENETO/REGIONE: CONSIGLIO, PRESENTATA PDL SU TUTELA ANIMALI DI AFFEZIONE


(ASCA) - Venezia, 30 giu - Buone notizie per i cani e i gatti che vivono in Veneto. In Consilgio regionale, infatti, e' stato presentato un progetto di legge che porta le firme di rappresentanti di tutti i gruppi presenti in Consiglio regionale e che si propone di tutelare gli animali di affezione prevenendo i maltrattamenti e l'abbandono tra le prime cause del randagismo.

Il progetto, che ha come primo firmatario Vittorino Cenci (Lega Nord), si ispira al trattato europeo che riconosce agli animali lo status di 'esseri senzient'' e agli accordi stipulati dalle province autonome di Trento e Bolzano con il Ministero della salute in materia di benessere degli animali da compagnia.

Tutti gli interventi a favore degli animali saranno gestiti e coordinati dall'Ardav (area regionale dei diritti degli animali del Veneto) che dovra' essere istituita presso la struttura regionale competente in materia di servizi veterinari. L'Ardav si occupera' prevalentemente dell'anagrafe canina affidate alle Ulss e delle strutture di ricovero per gli animali.

La proposta di legge prevede, inoltre, norme per la collaborazione con la Regione delle associazioni e degli enti di protezione, stabilisce il divieto di utilizzare animali in spettacoli, giochi ed esposizioni che comportino condizioni inadeguate, e definisce le norme per il commercio di animali.


http://www.asca.it/regioni-VENETO_REGIONE__CONSIGLIO__PRESENTATA_PDL_SU_TUTELA_ANIMALI_DI_AFFEZIONE-511667-veneto-21.html

On. Martini appello al Sindaco di Castellamare

SALUTE: MARTINI, SINDACO CASTELLAMARE RIVEDA DIVIETO CIBO A RANDAGI

(ASCA) - Roma, 30 giu - Secco richiamo del sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, al sindaco di Castellamare di Stabbia che ha imposto con un'ordinanza il divieto di dare da mangiare ai cani randagi.

'' Fermo restando la necessita' di mantenere l'igiene e la pulizia del suolo pubblico - dichiara il sottosegretario - , anziche' emanare provvedimenti assurdi che privano gli animali randagi del fondamentale diritto all'alimentazione e, quindi, alla sopravvivenza, il Sindaco di Castellammare di Stabia dovrebbe preoccuparsi di applicare le norme vigenti in materia di prevenzione del randagismo e di tutela del benessere animale, a partire dall'obbligo di microchippatura dei cani disposto dalla mia Ordinanza del 6 agosto scorso per implementare l'anagrafe canina e consentire la rapida e sicura rintracciabilita' degli animali vaganti sul territorio''.

''Vorrei ricordare al primo cittadino di Castellammare di Stabia - continua Martini - che le leggi vigenti attribuiscono ai Sindaci la responsabilita' di raccogliere i cani randagi, curarli, ricoverarli in canile, microchipparli e sterilizzarli e non certo farli morire di stenti. Privare gli animali del sostentamento rientra nel reato di maltrattamento e non risolve il problema del randagismo. I milioni di proprietari di animali da compagnia in Italia pretendono dalle Istituzioni comportamenti civili e di rispetto delle leggi sacrosante di cui fortunatamente il nostro Paese e' dotato. Prenderemo immediatamente contatto con l'amministrazione perche' iniziative come queste vengano prontamente interrotte e sanzionate''.


http://www.asca.it/news-SALUTE__MARTINI__SINDACO_CASTELLAMARE_RIVEDA_DIVIETO_CIBO_A_RANDAGI-927419-ORA-.html

sabato 22 maggio 2010

Animali nocivi - i soliti noti sono innocenti

Il più ampio studio mai compiuto sull'impatto dei predatori sulla consistenza delle popolazioni di uccelli canori, pubblicato sul Journal of Applied Ecology, mostra che non esiste alcuna evidenza scientifica che metta in correlazione l'aumento di alcuni predatori (corvidi, scoiattoli) col declino significativo delle popolazioni di uccelli canori. Lo stesso risultato relativo all’andamento della popolazione di corvi in Scozia. Cade uno dei luoghi comuni tanto caro ai cacciatori (16/05/10)

Lo studio condotto dal Britih Trust for Ornithology (BTO) si è concentrato su specie come il Ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula) e lo Zigolo giallo (Emberiza citrinella) combinando le osservazioni in oltre 200 siti per il periodo 1967-2000 con quelle di oltre 2.000 volontari che hanno monitorato i siti nel periodo 1995-2005.

Benché sia ampiamente riconosciuto che, in alcune situazioni, una presenza significativa di predatori che si nutrono alle spese di uova, nidiacei e adulti abbia un effetto sull'abbondanza della specie vittima, non esisteva ad oggi alcun dato scientifico significativo che tale effetto negativo fosse diffuso.

In questo studio, i ricercatori hanno comparato l'evoluzione del numero di prede e predatori su un arvo temporale di 40 anni per verificare l'esistenza di dinamiche correlate. Si tratta dello studio più sofisticato, sul più lungo periodo e la scala più ampia mai intrapreso su questo specifico tema. Le specie predatrici analizzate sono Poiana (Buteo buteo), Sparviere (Accipiter nisus) e Gheppio (Falco tinnunculus) che predano giovani e adulti. Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), Gazza (Pica pica), Ghiandaia (Garrulus glandarius), Cornacchia (Corvus corone) e Scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis) sono i predatori di nidi presi in considerazione. Per lo scoiattolo sono disponibili dati solo per il periodo 1995-2005.

Per 22 delle 29 specie prede potenziali prese in considerazione si è rilevato che non esiste alcuna correlazione statistica significativa tra l'aumento della popolazione di predatori e la diminuzione della popolazione di prede. Solo l'aumento di tre specie di predatori (sparviere, gheppio e scoiattolo grigio ) ha mostrato una qualche forma di correlazione con la diminuzione di alcune popolazioni di prede.

Tra le relazioni significative tra aumento dei predatori e diminuzione delle specie, quella che sembra evidenziare il legame più forte è quella l'aumento degli sparvieri nel periodo 1967- 2000 e il corrispondente declino di Ciuffolotti, Passera mattugia (Passer montanus) and Migliarino di palude (Emberiza schoeniclus).

Una relazione che è stata confermata è quella positiva tra la consistenza delle popolazioni di prede e quelle di predatori: quando le prime aumentano, le secondo seguono. Questo è particolarmente vero nel caso dei predatori di nidi autoctoni (Picchio rosso maggiore, gazza, ghiandaia, cornacchia). Questo studio, condotta per tutta la Gran Bretagna, scagiona questi predatori dal sospetto di essere i principali responsabili del declino di alcune specie, ma evidentemente non esclude possibili effetti negativi significativi a livello locale.

Altri studi hanno evidenziato che nello stesso periodo di tempo la consistenza delle popolazioni di uccelli canori è stata significativamente influenzata da altri fattori, quali le modifiche alle modalità di conduzione delle terre agricole e delle foreste.

La ricerca, di Stuart Newson (BTO), Eric Rexstad (University of St Andrews), Stephen Baillie (BTO), Stephen Buckland (University of St Andrews) e Nicholas Aebischer (Game and Wildlife Conservation Trust) è stata pubblicata col titolo "Population changes of avian predators and grey squirrels in England: is there evidence for an impact on avian prey populations?" sul British Ecological Society's Journal of Applied Ecology.

Un corvo (Corvus corax)Una ricerca più specifica condotta in Scozia sui Corvi (Corvus frugilegus) è giunta a conclusioni simili. Non possono essere loro gli imputati del calo della popolazione di alcuni limicoli (Pavoncella, Piovanello pancianera, Piviere dorato, Beccaccino e Chiurlo) i cui numeri sono drammaticamente calati – in certi casi anche del 50% - negli ultimi venticinque anni, proprio mentre si assisteva a un recupero in grande stile dei corvi.

Questo studio è stato pubblicato nel febbraio 2010 dalla Royal Society for the Protection of Birds (RSPB) e dal Centre for Environmental Sustainability (ACES) della University of Aberdeen. Un po' di evidenza scientifica a fronte di cedenze, miti e leggende che da sempre circondano i corvidi, giustificati dalla loro straordinaria intelligenza nel mondo dei pennuti.

Aumento dei corvi, il fatto che siano dei predatori di nidi, la loro pessima reputazione e il calo di alcune popolazioni di limicoli ha portato molti a trarne l'immediata conclusione che il calo di questi ultimi non poteva che essere causato dalle prime e che quindi fossero necessari interventi speciali per “sfoltirne” la popolazione. Secondo uno schema tanto noto quanto fasullo, i cacciatori si sono immediatamente candidati a “ribilanciare” gli ecosistemi controllando le popolazioni “in eccesso”. Una storia che abbiamo spesso sentito anche in Italia ma di cui non siamo mai riusciti ad apprezzarne i risultati.

Questa ricerca, pubblicata anch'essa sul British Ecological Society's Journal of Applied Ecology, fornisce una base scientifica robusta sulla base della quale eventuali provvedimenti di questo tipo potrebbero o dovrebbero essere assunti se realmente necessari. Lo studio si basa su dati provenienti da una zona di oltre 1.700 kmq di altipiani nei quali è stato studiato il rapporto tra l'andamento delle popolazioni di corvo e di limicoli negli ultimi 20 anni.

La storica persecuzione perpetrata da cacciatori, proprietari terrieri e contadini contro i corvi aveva portato il loro numero a ridursi vistosamente nel corso del XX secolo, con un sostanziale restringimento del loro areale di distribuzione. Cambiamenti economici e culturali hanno consentito ai corvi, negli ultimi 25 anni, di crescere di nuovo e riconquistare gli spazi da cui erano stati eliminati. Nel Regno Unito, il Breeding Bird Survey ha dimostrato che tra il 1994 e il 2007 la popolazione di corvi è aumentata del 134%.

Nonostante questo evidente recupero, la ricerca non ha trovato alcuna correlazione tra questa dinamica in crescita e il parallelo calo delle popolazioni di limicoli. Altri fattori, come la modifica degli habitat, della copertura vegetale e un generalizzato aumento dei predatori come le volpi, possono essere responsabili del declino su così ampia scala.

tratto da: tutelafauna