GEAPRESS – La polizia della Repubblica Democratica del Congo ha arrestato la scorsa settimana tre cinesi trovati in possesso di sei valige piene di pezzi di zanne di elefante. I tre sono stati fermati all’aeroporto di Lumumbashi in procinto di imbarcarsi per Nairobi, in Kenia.

Si tratta del secondo cospicuo sequestro in poco tempo. Quattro giorni fa, infatti, ad Honk Hong si è avuto il sequestro di 384 zanne di elefante provenienti dalla Tanzania. Sull’ultimo sequestro, invece, si conferma ancora una volta la centralità dell’aeroporto di Nairobi. Sul finire di agosto (vedi articolo GeaPress), infatti, ben due tonnellate di avorio e cinque corni di rinoceronte vennero sequestrati nell’aeroporto keniota. La destinazione finale era la penisola indocinese (Malesia) e da qui, probabilmente, la Cina. Sempre da Nairobi, inoltre, partivano le zanne sequestrate lo scorso luglio a Bangkok in Thailandia (vedi articolo GeaPress).

Alla base del sempre florido commercio di zanne di elefante, vi sono le incredibili autorizzazioni fornite dalla Convenzione di Washington sul commercio di flora e fauna in via di estinzione. Si tratta in questo caso di zanne provenienti da sequestri e cacce di selezione. Nel primo caso l’avorio andrebbe distrutto, ma i governi possono immetterlo, se certificato, nel mercato legale. Nel secondo caso, nonostante l’ecatombe di elefanti africani che ha ridotto a meno di un quarto i pachidermi viventi venti anni addietro, si autorizza la caccia di selezione sulla base di censimenti condotti dalle autorità di paesi dalle dubbie economie. E’ però questo commercio a coprire spesso quello di contrabbando. Basta una semplice falsificazione della documentazione.

Per ironia della sorte il Kenia è uno di quei paesi africani che più si è battuto per l’interdizione totale di ogni caccia agli elefanti. Nell’aeroporto della sua capitale, invece, si registrano frequenti sequestri. Gli importatori, invece, sono paesi arabi e Cina purtroppo autorizzata dalla Convenzione di Washington all’importazione di avorio. Ai grandi stock dei trafficanti si aggiunge ora un traffico sicuramente minore per singola partita, ma più insidioso per numero di importatori, molte volte ignari del divieto. Sono i turisti cinesi, affluiti in decine di migliaia, ad esempio, ai recenti campionati del mondo di calcio in Sudafrica ed in parecchi casi trovati in possesso di oggetti in avorio. Non meravigliamoci, dal momento in cui proprio la coppa del mondo divenne occasione per i turisti occidentali di andare a sparare ai leoni allevati in gabbia (vedi articolo GeaPress ed intervista a Chris Mercer).(GEAPRESS – Riproduzione vietata senza citare la fonte).